Disclaimer: Sono un biker di lunga data, ma con una passione che ancora brucia forte. 30 anni di tassello e tante bici possedute e provate. Mi piace l'adrenalina sia in salita che in discesa (nel mio passato ci sono 10 anni di gare in moto da enduro). Amo la fatica e la competizione (10 anni di triathlon e vari sport di endurance). Vado in bici normela e elettrica.
Non sono un fanboy di nulla e, anche per lavoro, ho cercato di affinare la capacità di distinguere il sensazionalismo da ufficio marketing dall'oggettività dei dati. Questa breve prova (un diario di bordo delle prime impressioni) non è la verità assoluta, ma solo un parere personale di chi intende la MTB in un determinato modo, consapevole che non sia quello della maggioranza degli utenti. Però magari puo interessare a qualcuno un parere in più.
Grazie a Ridewill ho avuto l'opportunità di fare un breve test, su percorsi ben conosciuti, della AMFlow in taglia XL. Già la taglia, prima di tutto: è una XL, ma sembra tranquillamente una L per i miei 183cm. Giusto per fare un paragone, sembra leggermente più distesa della mia Rise LT taglia L che possiedo, ma non poi così tanto. La Kenevo Full Power o SL in taglia S4 sono molto più grandi di questa, per esempio. Penso che la taglia abbondante abbia influito positivamente sulla mia esperienza di guida. Preferisco bici stabili e abbastanza lunghe, che aiutano nei tratti molto scassati a mantenere un assetto più stabile e neutrale. Inoltre, lo sterzo più alto della taglia XL rende la posizione più confortevole sulle discese verticali. La bici era in configurazione originale "PL Carbon Pro", tranne per il pneumatico posteriore Pirelli, con più sostanza e grip rispetto all'originale Dissector. La batteria era da 600 Wh.
Le mie aspettative per la prova erano incentrate quasi esclusivamente sul motore. La bici non mi piace esteticamente, la trovo anonima e poco "cattiva". Inoltre, le geometrie "conservative" sono più indirizzate a un utilizzo all-round e meno spinto di quello che ne faccio io della eMTB.
Aggiungiamo poi la provenienza cinese del progetto e la totale mancanza di "cultura del tassello" del brand DJI, che non facevano altro che raffreddare ulteriormente il mio interesse per questa ciclistica, ai miei occhi anonima.
In fondo, volevo solo avere un riscontro personale sul motore, che prove di riviste, test vari e dicerie da "dimmiocuggino" descrivevano come unico. Se questa unicità fosse stata reale, lo avrebbe reso molto interessante una volta abbinato a un telaio di un brand con DNA fuoristradistico, come Forbidden, Unno, Yeiti o chissà chi altro, come si vocifera...
Pronti, via! Faccio qualche pedalata con il motore spento, giusto per capire quanta resistenza opponga, e noto che si pedala bene. In caso di necessità, portarla a casa senza autonomia residua non sarà di sicuro piacevole, ma è fattibile. Tuttavia, si percepisce un po' più di attrito rispetto all'EP801 e anche rispetto al Bosch Gen5, che ho trovato molto migliorato rispetto alla versione precedente in questo frangente.
Ok, ora mettiamo "la prima", spingendo in su il tastino di sinistra e BAMM! Sento una spinta dolce ma impetuosa che mi fa guardare in basso sul display e scopro a sorpresa che "la prima" modalità è la
Auto e non
Eco (fantastica nell'azione, lo scoprirò più tardi...). Quindi si trova:
Off > Auto > Eco > Trail > Turbo > 30" Boost.
L'ho trovato un po' strano perché, se dalla modalità Auto vuoi passare al Turbo per affrontare un tratto ripido in salita che non avevi previsto, devi passare attraverso Eco e Trail, il che sembrerà quasi un vuoto di carburazione, come nei 50 cc 2T sotto coppia...
La prima salita con sassi smossi del Monte Croce passa via con una disarmante facilità. L'inerzia data dalla velocità del mezzo puo aiutare in alcune situazioni tecniche. A volte, affrontare un ostacolo a 5 km/h in più lo trasforma in un kick e lo "appiattisce". Continuo e vado a cercare quel tratto tecnico, questa volta con gradoni pendenti, sassi fissi e qualche step radicoso, che mi dà gusto affrontare. L'ultima volta l'ho fatto con la Cube Stereo One44 2025, con il nuovo Bosch Gen5, che tanto mi era piaciuto.
Questo motore spinge bene, discreto come il Bosch, ha la stessa dolcezza nella risposta e dà alla ruota posteriore una trazione quasi da "traction control", ma con un'erogazione ben più corposa su tutta la curva di potenza. Risultato: il tempo fatto con Bosch era di 2'55" a 10,3 km/h (con una fermata di circa 10" a causa di un ramo caduto sul sentiero). Con la AMFlow ci ho impiegato 1'56" a 15 km/h, nonostante una ciclistica che non mi sia sembrata così propensa alla salita estrema come quella della Cube, quest’ultima forse anche aiutata dai foderi posteriori più lunghi di 1,2 cm rispetto alla cinesina.
Affronto un altro tratto tecnico in salita che mi porta alla croce e sbaglio la traiettoria. Mi pianto su un tratto con pendenza del 30% (così dice il display dell’AMFlow) e cerco la ripartenza con un piede a terra, mantenendo un precario equilibrio e il corpo tutto spostato verso l'avantreno per evitare l'impennamento. Ed ecco un’altra sorpresa! Il motore riparte, ma non con un effetto on/off come uno
Shimano EP801 (dove anche a livelli bassi di risposta l’accelerazione si limita a ritardare l’inizio della spinta, senza cambiare la bruschezza dell’intervento dell’assistenza). Qui la spinta è
super dolce, perentoria ma progressiva: la ruota non slitta, la bici non si impenna e riparto con grande facilità, considerando la situazione di merxx in cui mi trovavo. Una sensazione "ad elastico": prima piano e poi sempre più potente.
Continuo il giro scendendo per il trail in direzione San Fermo e, inaspettatamente, sento una bici ben piazzata, bilanciata, con un avantreno bello sicuro che mi dà fiducia. Molto più di quanto le sue esili forme e il peso risicato mi facessero immaginare. Sicuramente alla pari della mia Rise LT. Caratteri diversi, ma giocano nello stesso campionato, almeno in discesa...
Reattività e compostezza sono le prime parole che mi vengono in mente. Il peso contenuto si sente in positivo e non va a discapito della sicurezza, anzi.
La sospensione posteriore merita due parole:
è efficace, sostiene bene in salita e negli appoggi in curva, non affonda mai troppo e spinge fuori veloce dalle curve, ma il feeling è tendente al "secco/racing". Un tipo di sospensione che invita a una guida attiva piuttosto che a sparare dritto sugli ostacoli con una postura passiva. I 150mm di escursione sembrano anche di meno, ma funzionano bene se la si tratta con piglio. (NB: Il sag "a occhio" sembrava vicino al 30% e non so quanti volume spacer vi fossero nel Fox, quindi non riesco a capire se questa alta progressività derivi dal cinematismo o dal tuning dell'ammortizzatore... e quanto margine ci sia per renderla più plush)
Mi dirigo verso il Pinumbrela e il motore spinge parecchio. Non so come sia stato regolato il tuning dall'App, ma di sicuro non è la curva mostruosa/artificiale vista su un sito tedesco. Seppur super muscoloso alle basse cadenze, la potenza sale in maniera progressiva man mano che si spinge più forte sui pedali. Diciamo che a 200 watt spinti sui pedali si sente sicuramente una spinta diversa rispetto a 100 watt. Provo ad alternare qualche tratto con i 30" di Boost, ma percepisco solo leggermente la differenza, visto che la potenza in Turbo è già molto elevata e la cadenza rimane in un range normale. Probabilmente, con più di tempo a disposizione, sarebbe stato interessante capire, in una salita con elevata pendenza e con un rapporto un po' troppo lungo, oppure spingendo pochi watt sui pedali se questo extra aiuto porti un vantaggio significativo...
E rifacciamo la discesa, questa volta dalla nuova variante un po' "vertical", con stretti tornanti senza sponda e qualche saltino che scende dal Pino. Nulla da eccepire:
grande confidenza, che mi permette di scendere con controllo. In queste situazioni si sente il peso limitato, che aiuta nelle curve strette in contropendenza, con il fondo ancora umido dalle piogge dei giorni precedenti. Scivola un po', ma quei 20 kg scarsi si apprezzano in queste situazioni: lei non spinge verso l’esterno curva e segue i miei input egregiamente.
Ed è qui che incomincio a dimenticarmi di essere alla guida di "una cinesata" e mi godo il piacere del riding. Dalle sensazioni che provo in discesa, non mi stupirei se sul telaio ci fosse scritto
Specialized, Orbea o qualsiasi altro brand occidentale...