L'E-sperimento - EBIKE MAG

L’E-sperimento

Attenzione, questo articolo contiene ironia!

Circa un anno fa nasceva Emtb-mag.com, il 14 settembre 2016 per la precisione. Non senza travaglio, visto che in tanti protestavano a causa dello scorporo da MTB-Mag.com, sentendosi come dei paria senza casta. Con il passare del tempo, il forum ha guadagnato slancio ed ora va che è una meraviglia. Dimenticato è il presunto “razzismo” di chi ha voluto separare il settore elettrico da quello delle bici tradizionali, ma chi seguiva anche MTB non ha per forza dimenticato il mio scetticismo riguardo le Ebike. Per festeggiare questo compleanno virtuale, oggi mi sono quindi sottoposto ad un E-sperimento. Come potete immaginare, quella E sta per elettricità. In pratica mi sono fatto un paio di elettroschock per convicermi a mettermi in sella ad una Giant  Full-E+ 0 SX Pro.

Vi abbiamo presentato la bici qualche mese fa in questo speciale, perciò non starò qui a tediarvi su motori, batterie e cose simili. Veniamo al dunque: volevo provare una mountain bike elettrica degna del nome sui sentieri di casa, proprio quelli su cui non volevo vedere ebikes (qualcuno di voi si ricorderà di quell’articolo). Conoscendo la lunghezza delle salite, la tecnicità dei trails e soprattutto come tornare a casa se la batteria mi avesse lasciato a piedi sul più bello, ero sicuro di potermi fare una prima impressione come si deve. C’è solo un’occasione per lasciare una prima impressione, dice il saggio, e non c’è modo migliore di descriverla se mettersi alla tastiera ancora prima di essersi fatti la doccia, dico io.

Approfitto del meteo incerto per mettermi in moto, sicuro che le nubi che nascondono le montagne terranno lontani dai sentieri i biker che di solito li percorrono durante il weekend. Dopotutto ho una reputazione da difendere, non posso farmi beccare in sella ad una bici elettrica! Parto con il 95% di batteria. Il 5% l’ho consumato ieri per andare in posta e fare la spesa, nonché salire in modalità Smodata sul cucuzzolo dove si trova la chiesa del paese, divertendomi a salire sugli scalini.

Il caso vuole che oggi pomeriggio venga inaugurata la nuova ciclabile Lugano-Tesserete, che ho già percorso diverse volte anche se chiusa. Ripercorre il tracciato della vecchia ferrovia, ormai smantellata. La vera salita inizia proprio a Tesserete. L’avrò fatta mille volte, così mi armo della solita pazienza per superare i 1100 metri di dislivello che mi porteranno a Piandanazzo. In modalità Eco, ovviamente, come ogni buon Ebiker farebbe. Mi aspetto sudore e fatica, ma ecco, con mia grande sorpresa, che il cuore non sale mai oltre i 140 battiti per minuto. Un Z2, per chi conosce la categorizzazione dello sforzo. Essendo asfalto, lo trovo un po’ palloso, il non faticare, così chiamo un paio di amici al telefono per passare il tempo. Visto che ho un motore, mi autoconvinco a provare qualcosa di nuovo, e cioé percorrere un sentiero che di solito faccio in discesa. So che non è troppo ripido, a parte un paio di rampe, e so anche che oggi non ci dovrebbe essere in giro nessuno. Inoltre sono avvolto nella nebbia, così nessuno mi vede.

Tenendo la modalità Eco, comincio a salire su dei tratti tecnici, fin quando, alla prima rampa veramente ripida, la bici mi si impenna come una Vespa a cui si molla la frizione di botto in partenza dal semaforo. Impreco, e decido di togliere tutti gli spacer da sotto il manubrio. L’avantreno rimane comunque troppo alto e tende a perdere aderenza facilmente, così sudo un po’ per passare i tratti più ostici. Ad un certo punto raggiungo anche i 160 battiti cardiaci! Con la bici normale sarei oltre i 170, o forse starei spingendo, con la Ebike mi faccio un discreto esercizio e mi diverto a superare con nonchalanche su dei gradoni che mi avrebbero altrimenti spremuto i polmoni.

Già qui noto l'”effetto eroina”, dove per eroina si intende la droga. Il timore che possa procurare dipendenza, e quindi farti diventare un tossico abbandonato da tutti e che rapina le vecchiette per comprarsi la dose, mi ha tenuto lontano dalle Ebike per tutto questo tempo, insieme ai miei dubbi sull’effettiva performance in discesa di un catafalco da 23 kg. Il faticare poco in salita ti porta ad allungare il giro, così, dopo essere arrivato in cima a Piandanazzo ed aver percorso 1.325 metri di dislivello, mi rimane un terzo del brown sugar. Sapendo che da qui è quasi tutta discesa fino a casa, so che posso permettermi un’altra breve risalita per un’altra discesa. Ma prima vediamo se ne vale la pena, o se è meglio che poi io scenda su asfalto perché la bici è inguidabile.

Dovreste saperlo cosa mi costa scrivere queste righe che state per leggere. La faccio breve: in discesa la Giant fa paura. Pur avendo i gommoni, che ho appositamente latticizzato ieri per evitare di forare troppo spesso, mi diverto come un matto, e vado giù a manetta esattamente come farei con una bici normale. Anzi, il peso rende la bici più stabile, una specie di “panzer” che non teme lo scassato o i pezzi con sassi smossi. Arrivo al termine della (prima) discesa e mi fiondo all’attacco della seconda breve risalita. La nebbia se ne è andata, il panorama si apre e io devo ammettere che mi sto veramente divertendo.

Arrivo al Crocione, da dove parte una lunga discesa di circa 7 km per tornare a Tesserete. Tratti flow si alternano con punti ostici. In particolare ce n’è uno che voglio vedere se riesco a fare in sella: si tratta di una curva a 90° con un gradone di mezzo metro nel suo mezzo. La Giant non batte ciglio, io neppure.

Giunto in fondo, la batteria segna 13%, ma ormai è tutto falsopiano in discesa, dove vado comunque più veloce dei canonici 25 km/h, ed il motore è dunque staccato. A proposito, sta roba dei 25 km/h è un po’ castrante, perché ci si ritrova facilmente con tutto il peso della bici senza assistenza, a velocità che si raggiungono spesso. Almeno un 30 km/h no?

All’incrocio prima dell’ultima salitella per arrivare a casa sono all’8%. Metto in modalità Smodata, e nel giro di 500 metri sono a secco.

Poco male, la salita è quasi finita. La bici pesa un quintale da pedalare senza assistenza! Arrivo casa quasi stanco ma soddisfatto. Se avessi percorso 1.500 metri di dislivello e 45km con le mie forze non sarei così fresco, però noto di aver bruciato comunque 2.000 Garmin-calorie, cioè circa 1.000 calorie (vere) in 2 ore e mezza di attività. Insomma, meglio che starsene sul divano a giocare a Battlefield 1, soprattutto se si conta che in discesa mi sono divertito un sacco, e il non fare tanta fatica in salita è una specie di lusso che può creare dipendenza. Esattamente come una droga. Quindi, cari amici Ebikers, se non l’avete ancora capito vi sto dando dei tossici. Però la vostra è una droga che non fa male a nessuno e che può solo spingere più persone a staccarsi dal divano e a muoversi nella natura. E allora, ben vengano le bici elettriche.

Qui l’altimetria.

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